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"Le mani sono quelle di Nello. Sono bianche di farina e si accaniscono sull'impasto con sapienza antica, lo accarezzano, lo domano, lo stirano. È un lavoro ritmico, il loro, quasi ipnotico. La destra solleva la massa informe e la getta sul piano di marmo con un gesto secco, imperioso. La sinistra affonda il palmo con forza, ci carica tutto il peso del corpo. «Lillo, vuoi provare?» Le mani sono quelle di Tina. Sono mani nodose, da vecchia, deformate dall'artrosi, ma ancora agili come i piedi di un ballerino. Danzano veloci sulla punta dell'uncinetto, in un mulinare di dita che solo ad osservarlo dà quasi il capogiro. La guardo, mi guarda, sorride. Le mani sono quelle di un mio antico amore. Sono mani diafane, leggere, con dita di giunco, fatte apposta per poggiarvi la nuca e il cuore. Si stringono l'una nell'altra, si tormentano, ma non possono (o non vogliono) allontanarsi da me. Le mani sono quelle di Carla. Sono mani sfinite, massacrate dai troppi aghi e dalla consapevolezza di ciò che sarà. Le stringo più forte che posso e provo il loro stesso dolore. Lo faccio perché so che è l'ultima volta. Alle mani di Carla è dedicato questo libro. Le mani sono quelle di Abdul..." M.G.