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"La musica è una mera opinione e di questa non si può dare certezza veruna". Con questa frase Liberati ci offre la sua idea della più effimera delle arti. Egli dovrebbe esprimere il suo giudizio sui candidati al posto di maestro di cappella del Duomo di Milano ma il compito si rivela difficile. Se la musica teorica si basa su regole oggettive e indiscutibili, nella musica pratica intervengono l'orecchio e il gusto che possono rendere accettabili e piacevoli soluzioni teoricamente errate. Liberati abbandona presto gli studi di legge per assecondare il suo genio e si avvia nel "difficultoso oceano della musica", della quale esplora tutti gli aspetti. Cantore e maestro della Cappella Pontificia, ne redige il "Diario" del 1670, che è edito da Fiorella Rambotti dal punto di vista delle riflessioni generali sulla musica, dell'organizzazione della Cappella e delle vicende biografiche. Il volume unisce la ricerca rigorosa ai contenuti storici e musicali, ci introduce nel mondo artistico della Roma barocca attraverso l'occhio di Liberati che non è un semplice artigiano della musica, ma possiede una cultura umanistica e può così entrare autorevolmente nel dibattito delle idee del suo tempo.