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Da secoli il 25 dicembre tocca il cuore dei cinque continenti, perché corrisponde alla più sentita delle feste cristiane: il Natale. In realtà quella data era già importante nell'Impero romano, prima dell'avvento del cristianesimo, festeggiata come Dies Natalis Solis invicti. Solo successivamente fu fatta coincidere con la nascita di Cristo, probabilmente in conformità al grande progetto costantiniano di unificare i culti delle diverse religioni imperiali. Il cristianesimo nella sua concezione più primitiva era stato una forma del messianismo ebraico, ben lungi dal configurarsi come religione extragiudaica. Poi era entrato in scena San Paolo, il quale aveva trasformato il Messia liberatore degli ebrei in un salvatore universale, secondo modelli ellenici e medio orientali. Ma Paolo non aveva nessuna idea di quando, come e dove fosse nato Gesù. Furono due evangelisti, seguaci del suo insegnamento, che introdussero nei loro scritti, almeno trenta o quarantanni dopo, racconti leggendari ispirati all'idea della nascita verginale. Da allora il mito della natività è cresciuto a dismisura, sia in ambito cristiano, dove possiamo trovarlo nell'ampia letteratura apocrifa, sia in ambito ebraico, islamico e persino indo-buddista. Lo scopo di questo libro è quello di illustrare questi molteplici miti e di inquadrarli in una corretta visione storica.