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Dopo Roma è la volta di Firenze che si avvale del privilegio di ospitare la sensibilità neoclassica del Maestro Antonio Canova in una mostra che vuole mettere l'attenzione oltre che sull'idea di Bello, Grazia e Sublime, anche sullo stretto rapporto che l'artista di Possagno aveva con la città di Firenze e tutte le sue bellezze. Firenze per Canova aveva pochi segreti. Iniziò a frequentarla ben presto, lasciandosi conquistare dai suoi capolavori artistici, dalla sua inesauribile capacità seduttiva, dalla sua atmosfera ricca di fermenti, dalla sua signorilità diffusa, al punto da annotare che: "non vidi mai contadine sì bene vestite come qui." Lo colpì il giardino di Boboli per il gran numero di statue cinquecentesche, le opere del Vasari, di Francesco Salviati, "il deposito di Michel'Angielo Buonaroti". Canova in terra toscana grazie alla proficua collaborazione tra il Museo Civico di Bassano del Grappa, proprietario del patrimonio canoviano in mostra, e Casa Buonarroti, padrona di casa negli spazi che ospitano una rassegna di opere e disegni non solo emblemi delle idee canoviane ma anche testimoni della bellezza frutto della memoria, secondo quella pratica che vedeva Firenze come exemplum irraggiungibile della soluzione salvifica della bellezza.