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A partire dal XV secolo, un gran numero di stampatori, librai e cartari scelse Faenza, piccola città di una provincia periferica dello Stato Pontificio, per impiantare torchi, aprire botteghe e costruire mulini da carta. Punto di riferimento per letterati, cantastorie, astrologi, teologi, medici e filosofi ma al tempo stesso risorsa primaria di una comunità che fin dagli albori riconobbe le grandi potenzialità che la stampa avrebbe potuto esprimere, le botteghe fornirono un contributo di notevole rilievo allo sviluppo culturale della città nel corso dei secoli. Frutto di una lunga e approfondita ricerca in archivi storici e in biblioteche italiane ed estere, queste pagine ospitano la narrazione della dedizione dei protagonisti alla loro arte, le vicende che li videro coinvolti, i loro successi e i loro fallimenti, in un arco di tempo compreso tra il 1476 e la metà del XVIII secolo. Il gemito dei torchi, il sommesso mormorio dei librai tra scaffali di volumi appena stampati, il frastuono delle pile al lavoro nella cartiera accompagnano il lettore alla scoperta di un mondo affascinante, quello dell'ars artificialiter scribendi, una delle più straordinarie invenzioni dell'intera storia del genere umano. Postfazione di Paolo Tinti.