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Che fare dopo aver viaggiato tanto? Viaggiare ancora o rinunciare, ora che la globalizzazione ha reso il mondo, quasi ovunque, uguale a se stesso? Quando ormai si parla apertamente di overtourism e alcune delle mete più famose e ambite cominciano a regolamentare gli accessi? Quando Bangkok assomiglia a Parigi, Città del Capo a Buenos Aires, stessa catene commerciali, stessi marchi, stesse mode? Starbucks, Apple Store, Zara, McDonald's... e via globalizzando? Perché raccontare di viaggi quando non esiste più luogo al mondo, per quanto remoto, che non sia già stato descritto e raccontato e, soprattutto, fotografato, "bloggato", postato e socializzato? È la domanda che l'autore si fa e pone al lettore. E questa sua terza raccolta di racconti di viaggio è una possibile risposta: continuiamo a viaggiare perché ognuno lo fa con occhi e animo diversi dagli altri. Quindi poco importa se ovunque il mondo è sempre più uguale a se stesso, perché siamo noi a cambiare per dare un significato di volta in volta diverso al nostro viaggiare. Non è facile, ma quando ci riusciamo quel viaggio e quel luogo diventano unici. E se la fortuna non ci aiuta, se non arriviamo a ravvisare un posto alternativo a un altro, possiamo chiedere soccorso alla fantasia, non per inventare, ma per andare un po' oltre la realtà così com'è, immaginando come potrebbe essere. Forse un po' diversa, magari più bella.