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Che accade in un autore quando decide di abbandonare la sua lingua per scrivere in una diversa dalla propria? Cosa si perde in questo passaggio e cosa si acquista? E poi, perché si lascia una lingua per adottarne un'altra? Sono alcune delle domande sulle quali cerca d'interrogarsi questo libro. Passare da una lingua a un'altra significa porsi di fronte a un rischio. Ciò presuppone comunque una rinascita. Possiamo scrivere, pensare e sognare in altre lingue, ma non potremmo mai fare a meno della maternità che la nostra lingua madre rivendica su di noi, perché la maternità di una lingua non ci insegna solo a parlare, ma ci dona uno sguardo e un modo di essere. Parliamo la nostra lingua madre in tante altre lingue. Attraverso una serie di brevi capitoli che stanno tra il racconto autobiografico e il saggio, Adrián N. Bravi si confronta con l'ospitalità che offre la nuova lingua (l'italiano, che parla e scrive sullo sfondo di una lingua nascosta che ancora gli suggerisce parole e toni che appartengono alla sua infanzia), e con alcuni autori che, per diverse ragioni e vicissitudini, hanno cambiato lingua o hanno riflettuto su questa metamorfosi esistenziale.