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Posta accanto a paesaggio, territorio, ambiente suolo è parola che meno ricorre nei discorsi sulla città e le trasformazioni urbane; non per questo il suo ruolo può essere ritenuto marginale. Legata al fare dell'uomo e alla sua relazione fisica con la terra, ha mantenuto nel tempo densità concettuale, senso di solidità e radicamento; ha mantenuto anche una costante apertura al futuro rivelata dalla capacità di accogliere trasformazioni e cambiamenti. Molto di essa ci dicono il significato e l'etimologia, i depositi di senso che ne hanno definito le caratteristiche. Suolo come consistenza fisica e come dimensione etica; come luogo della permanenza e del divenire, una dimensione ossimorica capace di accogliere negli equilibri precari della coesistenza gli elementi stabili e il cambiamento, il diverso e la complessità. Queste declinazioni ne hanno fatto il luogo, spaziale sociale e concettuale, di molte sfide del progetto e della cultura. Nelle geografie mutevoli della nuova modernità il significato pubblico di suolo [ground] ritorna con evidenza ad essere non separabile da quello di terreno [soil]. Suolo è, oggi, luogo dell'incontro tra dimensione della giustizia sociale e spaziale e dimensione fisica ed ecologica; è, come sosteneva Carlo Cattaneo, «opera civile». Radicalità dell'immaginazione, etica della responsabilità e della «capacità di risposta» sono alla base di nuove utopie pubbliche che coinvolgono urbanistica e geografia.