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Ai luoghi olimpici è affidato il compito di mettere in scena il mutamento che Torino sta vivendo in questi anni. Un compito che essi assolvono con la forza di un discorso visivo, evidenziando la tensione tra quel che si muove e quel che sta fermo nella città. Il rischio è tuttavia quello di scambiare le Olimpiadi con la forza principale del cambiamento: con ciò che largamente e magari discutibilmente, influisce su tutto il resto. Alcuni equilibri risulteranno più chiari ricordando che i 1700 milioni di euro destinati ai giochi sono la metà della somma destinata al passante, un terzo di quella destinata alla realizzazione della prima linea della metropolitana. Una questione di rapporti, ma anche di carattere. L'energia allegra che le Olimpiadi mettono in scena, è un'energia specificamente pubblica. Come nelle lontane politiche della ricostruzione. Al centro sono gli investimenti infrastrutturali e il mercato edilizio e fondiario. Ancora come allora. È su forme keynesiane, che si delinea il profilo della città post-fordista. Questo libro guarda al cambiamento in atto nella città di Torino, ricostruendo la storia del Villaggio Olimpico nell'area degli ex Mercati Ortofrutticoli all'ingrosso. È esito di un lavoro collettivo svolto, per il secondo anno consecutivo da una Summer School promossa dalla I Facoltà di Architettura del Politecnico di Torino.