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Nel secondo dopoguerra la polemica contro l'invadenza degli "apparati" di partito nella vita politica democratica è stata una tra le espressioni più significative delle difficoltà nel percorso di costruzione degli ordinamenti rappresentativi, di cui era emersa coscienza a più riprese già nella precedente storia dello Stato unitario. Nella "prima Repubblica" la cultura antipartitocratica si è tradotta in numerose proposte (all'epoca estremamente minoritarie) per l'adeguamento delle istituzioni italiane a modelli di democrazia "governante". Nel nuovo quadro politico bipolare impostosi a partire dagli anni Novanta essa ha apparentemente conquistato un consenso molto più vasto: ma è stata in realtà spesso recepita nella forma banalizzata di una generica rivolta moralistica contro la classe politica in nome di una "società civile" idealizzata.