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Nell'immaginazione popolare le isole dei Caraibi si stagliano come luoghi al di fuori del tempo, terre senza storia che hanno in qualche modo eluso il confronto con la modernità. Haiti è considerata per certi versi intrappolata in un ciclo senza scampo di violenza e instabilità, Cuba come un esperimento politico fermo agli anni Cinquanta, la Giamaica come una terra di consumatori di canapa indiana e rastafariani senza intraprendenza sociale ed economica, e molte altre isole come anonimi e idilliaci paradisi turistici. L'idea con la quale gran parte dei turisti si avvicina a questa regione del mondo è quella di una fuga dalle fatiche della civiltà. Alejandra Bronfman dimostra come la verità sia esattamente opposta: i Caraibi sono sempre stati profondamente connessi alla storia, alle inquietudini e alle trasformazioni del resto del mondo. Dal commercio della droga, al business turistico, ai problemi dell'informazione, fino alle lotte politiche più accese, queste isole partecipano appieno alla storia politica globale del presente e si mantengono in un costante stato di estrema mobilità sociale ed economica. "Isole in movimento" non è solo un libro di storia contemporanea, ma un invito alla revisione di molti dei pregiudizi nei confronti di una delle aree del pianeta più frequentate turisticamente e meno capite dal punto di vista socio-politico e umano.