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"Il treno che verso fa" è il risultato di una curiosa esplorazione iniziata nell'attesa di un treno che non avendo mai tardato prima, insolente, si faceva desiderare. A caldo, pensavo: "capita solo a me!", "ma proprio stamani!". A freddo, conclusi che dipendevo da quel treno come si dipende da una droga, dal fumo o da una qualsiasi abitudine che, indossata troppo a lungo, finisce per puzzarti addosso e appestare tutto quello che ti circonda. La sconvolgente riflessione scaturita da questo episodio mi ha portato a vedere in quel treno l'interlocutore perfetto a cui confessare e affidare i miei pensieri e le paure di ventenne che non si accontenta di vivere la vita, ma cerca sempre di renderla attiva testimone e strumento presente in ciò che all'apparenza si mostra inanimato. Un treno che procede a passo d'uomo poiché sfreccia osservando ogni fermata. Un treno solo e infinite direzioni. Tre carrozze cariche di sogni e delusioni, ricordi e avvenire. Finché ci saranno solide rotaie, libere poesie viaggeranno per le vie del mondo. Finché al binario ci sarà una rima o un'immagine a salire sul vagone dell'anima, un controllore veglierà sul suo viaggio verso l'immortalità del verso poetico.