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L'ultima personale di Massimo Vinattieri risale alla primavera di due anni fa, alla Galerie de Paris in via Margutta, a Roma. L'artista presentò i suoi più recenti lavori, molti dei quali latori di un pensiero che andava maturando. L'appuntamento espositivo urgeva, e i frutti in divenire rimasero appesi all'albero delle idee in una ulteriore, lenta, riflessiva maturazione. Ci voleva la spinta della sua terra elettiva, Carmignano, perché questo artista ardente e schivo, emotivo e sognatore, entusiasta non solo dell'arte ma anche della natura, dell'archeologia e della storia, si decidesse a mostrare gli esiti di quello sviluppo. Anzi, l'occasione è tale da far decidere l'artista a presentare questi assieme a un concentrato antologico della sua opera, realizzata lungo un percorso per più versi accidentato che, per eccesso di modestia, Vinattieri definisce come "trentacinque anni di tirocinio". Un cammino invece di tutto rispetto, anche se più volte interrotto ma sempre poi ristabilito per inossidabile innamoramento.