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"...Non v'è opera che non contenga qualcosa di autobiografico, anzi, a volte, v'è tutta la vita d'uno scrittore: si assiste allora al "bagno di fuoco", come nel romanzo "La carne e l'anima" di Alessandra Crabbia, e non esistono più traiettorie né codici di comportamento: le aperture nel cielo immenso, le inevitabili picchiate sulle miserie umane, sulle fragilità del vivere, su questa fottuta e "puttana" vita. Giorno dopo giorno, si torna a vivere e, al contempo, si muore sempre un po'. Le parole segnano il cammino d'una donna, la carne viene lacerata, la mente pare vivisezionata, il sangue viene versato: ecco "l'artista buffona, la donna con la testa sulle nuvole, la pittrice esaltata, la scrittrice dionisiaca, la sognatrice, l'istriona che ha amato troppo il vino rosso, che ballava flamenco sui tavoli, che amava l'estasi... Come può aver paura della morte?" (dalla prefazione di Massimo Barile).