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La pace civile è stata sempre minacciata da tiranni, dittatori o demagoghi di ogni tipo. In passato era più facile identificare i veri o presunti responsabili del disordine e combatterli; oggi invece la minaccia più concreta è il sistema stesso. Basta considerare le ineguaglianze, le ingiustizie, l'insicurezza individuale, sociale e politica. Fenomeni quali il terrorismo, il crimine organizzato o la delinquenza urbana sono considerati dai custodi dello status quo, i responsabili di un male che in realtà è più impalpabile, più endemico, e assai più profondo. Ciò avviene non necessariamente per malafede; è piuttosto il sistema stesso che si difende, spostando l'attenzione verso tutti quei problemi che possono suscitare un maggiore consenso sociale. Indipendentemente dunque dall'effettiva consistenza delle statistiche criminali, l'insicurezza è un sentimento invasivo e caratterizzante le società contemporanee. Come scrive Nadia Urbinati nell'introduzione al volume, "più lo Stato ha bisogno di ricorrere a espedienti autoritari o di inasprire le norme, più dimostra di essere debole o non abbastanza efficace nel garantire la sicurezza ai cittadini. Una società disposta a rinunciare perfino ai diritti fondamentali per garantire la sicurezza è una società che si avvia fatalmente verso una condizione di estrema lacerazione e quindi di insicurezza". Quali politiche democratiche possono e devono essere praticate per contenere paure che portano con sé, inevitabilmente, chiusure, egoismi, xenofobie?