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Negli ultimi anni l'alternativa radicale tra guerra e pace, come risposta ai problemi degli equilibri geopolitici, dei conflitti etnici, sociali, persino culturali è tornata drammaticamente di attualità. Pacifismo, antimilitarismo, nonviolenza sono espressioni abusate, ma una riflessione attenta sulla dimensione storica da cui provengono e sul ruolo che la teoria e la prassi non violente hanno avuto nella storia italiana dal dopoguerra ad oggi, è molto più rara. L'analisi qui proposta colma un vuoto, fornendo una lettura critica delle trasformazioni sociali, politiche ed economiche che fanno da sfondo all'evoluzione dell'idea pacifista nella politica italiana: gli anni della ricostruzione con le pesanti eredità morali lasciate dal conflitto mondiale, la guerra fredda e l'avvento del terrore atomico, il miracolo economico, la contestazione giovanile e la protesta contro la guerra del Vietnam. In questo percorso è evidente che la mutazione dei movimenti pacifisti accompagna e si nutre della trasformazione stessa del paese.