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Fabrizio de André, in un'intervista televisiva del 1988, commentava a proposito della poesia e dei poeti: «Benedetto Croce diceva che fino all'età di diciotto anni tutti scrivono poesie, dai diciotto anni in poi continuano a scriverle due categorie di persone: i poeti o i cretini...». La sfida di questa raccolta, pubblicata allo scoccare del cinquantesimo anno di età dell'autore, è quindi ardua, nel tentativo di misurarsi con la sentenza ricordata dall'amato cantautore e poeta genovese. L'autore l'accetta, capace ormai di guardare con sufficiente distacco a questi versi, composti in alcuni casi da oltre venticinque anni. Il tema è la vita, con quello che accade, la sua inquietudine, le sue urgenze. Dalla natura all'amore, dalla scrivania coperta di libri ai compagni di scuola, dalle stelle al mare o alle montagne. In mezzo a tutto questo, piano piano si fa spazio qualcosa di nuovo, di inesorabile, di definitivo. Un poeta (o un "cretino") per strada, perché i passaggi di questa vicenda esistenziale sono come le tappe di un cammino. Si rincorrono nei versi la cupezza dell'inizio, la speranza, l'incontro, lo stupore, la delusione, di nuovo la speranza, nella continua ricerca della formula che risolva questa inquietudine che «esiste anche domani all'infinito onda chinata a raccattare i segni angoscia rotta solo da quegli occhi che il tempo sembra facciano fermare».