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Lo scorrere frenetico del tempo, non poteva far dimenticare l'inconfondibile figura del sacerdote fiorentino don Danilo Cubattoli - il conosciutissimo don Cuba - che da dieci anni ha cessato la sua fantastica avventura di prete immerso a tempo pieno nelle estreme povertà cittadine. Queste pagine, oltre che rinnovarne la memoria, lo presentano attraverso testimonianze, spesso inedite, di persone che lo hanno affiancato nelle sue molteplici attività: il carcere, soprattutto, ma anche il mondo del cinema, l'universo della sua San Frediano e le sue affascinanti sfide, sia in bicicletta che nello storico safari africano, in moto, per andare a dir messa sulla cima del Kilimangiaro. E in questo agile volume, fra gli inediti, si sottolinea particolarmente la rischiosa avventura di quando don Cuba, da seminarista, si finse - insieme a una finta moglie - nel ruolo di un giovane padre di famiglia, pur di salvare dalla deportazione nazifascista sei bambini ebrei. Parlando all'assemblea della Cei, nel maggio 1016, papa Francesco tracciava così l'identikit del suo prete ideale: «Non si scandalizza per le fragilità che scuotono l'animo umano. Dell'altro accetta, invece, di farsi carico, sentendosi partecipe e responsabile del suo destino. E un uomo di pace e di riconciliazione, un segno e uno strumento della tenerezza di Dio». Non c'è dubbio che molte di queste caratteristiche appartengano a don Cuba, che oggi si rivela quindi per quello che è: non un prete eccentrico o stravagante ma un precursore dei tempi della Chiesa. Potremmo dire che, come nella corsa in bicicletta che lo rese famoso, don Cuba è arrivato primo, e stavolta con almeno un decennio d'anticipo.