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Con un libro di ricette si può morire di inedia. Quel misterioso evento, con il quale il racconto di un naufrago richiama la memoria di un cibo, ne fa rivivere l'intensità del sapore, evoca l'emozione di averlo in bocca, masticarlo, ridurlo e accarezzarlo, impastarlo con la nostra esistenza e suscitare nuovo appetito, nuova voglia di cibo e di racconti. Questo è il miracolo della narrazione, questo è il sapere degli scrittori. E come suggeriva Rabelais, a fare come il cane con il suo osso: "per poter annusare, sentire e apprezzare questi racconti di gran succo, svelti nell'andatura ma arditi nell'assalto. E poi, con curiosa lettura e meditazione frequente, rompere l'osso di fuori e succhiare la sostantifica midolla, con sicura speranza di diventare scorti e valenti in questa mia lettura. Perocché in essa ben altro gusto troverete, e più segreta dottrina: la quale vi rivelerà altissimi sacramenti e orrifici misteri..."