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Raccogliendo l'eredità trasgressiva della Dolce vita, nel 1960 Rocco e i suoi fratelli provoca un vero e proprio terremoto istituzionale, inedito nelle forme, in un momento di delicata transizione politica e culturale, suscitando un vasto dibattito che coinvolge stampa, censura, politica e magistratura. Sulla base di un'ampia documentazione e di un attento lavoro filologico condotto sulle carte del regista, l'autore mette a punto le sue ipotesi su lavorazione, fonti letterarie, vicende istituzionali e ricezione (con tutte le manipolazioni ideologiche del caso) di uno dei film più complessi e studiati di Visconti, ripensandone la collocazione nel percorso del regista ma anche, più in generale, in quello del cinema italiano.