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Da qualche anno l'Italia, registra tassi di crescita molto bassi, inferiori a quelli degli altri Paesi europei che, se permanessero anche in futuro, darebbero luogo a uno scenario di "declino" economico. Sinora il nostro Paese è rimasto nell'Euro, nonostante gli andamenti negativi dei conti pubblici, soprattutto grazie a provvedimenti straordinari per abbattere il debito pubblico, che hanno supplito all'incapacità del sistema politico di attuare le necessarie riforme strutturali del Fisco e della spesa pubblica, rimuovendo le disfunzioni che le caratterizzano. Oggi però si dovrebbe mirare alla rimozione delle barriere alla competitività delle nostre imprese, quali le strozzature infrastrutturali, le inefficienze del mercato del lavoro, della scuola, della ricerca e della giustizia. I cambiamenti economici determinati dalla crescente globalizzazione, infatti, rendono sempre più gravi, per i loro effetti negativi sulla competitività, le penalizzazioni prodotte dalle disfunzioni del nostro sistema produttivo. Anche se le estese disfunzioni che gravavano allora sull'Italia sono state in parte eliminate dai governi che si sono succeduti prima dell'ingresso nell'Euro, ne rimangono ancora molte, forse le più difficili da rimuovere, che le riforme sinora attuate non hanno toccato, mentre nuove disfunzioni si sono sviluppate, prodotte dalla globalizzazione.