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Tutta l'opera di Pecora raccolta in L'avventura di restare si segnala per l'eleganza e per una padronanza tecnica coltivata dall'autore senza timore di fatica; ma anche per la lettura appassionata di antichi e moderni che trapela senza esibizionismi dalle sue pagine, in un dialogo continuo fra oggi e ieri: da Euripide ai poeti latini, da Giacomo Leopardi a Umberto Saba, da Giuseppe Ungaretti ed Eugenio Montale a Wystan Hugh Auden, solo per citare qualche riferimento. Come un novello Martin Eden va avanti perché sa che nel momento stesso in cui saprà, cesserà di sapere. E questo è il destino dell'uomo, appunto il «restare», non lo sfuggire. Da tutto ciò scaturisce, per esaltarvisi con grazia e misura, tipiche in Pecora, «l'avventura di restare»: ovvero quell'andare comunque incontro alla vita per abitarvi nel suo intrico di pena e allegria con virile quietudine. È l'amore per uno che non può mai né esserci né essere cancellato. È uno nei pensieri, nei luoghi dei ricordi, in un forma allo stesso tempo sublimata e incarnata. È l'ombra dell''amato, senza un corpo, che , attraverso l'esercizio di un''ostinata resistenza alla solitudine, si fa parola.