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Bronte. 1638. Francisca è una bambina abbandonata alla ruota degli esposti. Si arrangia a sopravvivere come può, sebbene presso la "Casa del buon fanciullo", dove è stata allevata, non ci siano comodità né agi. Però, Francisca sa che può attingere al mistero della bellezza. E infatti, quando le riesce, ruba parole belle. Si tratta, per lo più, di parole della Messa e dell'offertorio, che la piccola esposta sente pronunciare in latino, e che impara a memoria perché, con la loro dondolante cadenza, le fanno intravedere una lingua da re, preziosa e ospitale. Una lingua capace di vincere la morte. E, in effetti, quando il Pilosa, un bandito assetato di pane e vanagloria, assalirà la ruota degli esposti, a capo di un manipolo di sgangherati banditi, saranno proprio le parole belle, quasi un guaito che proromperà dalla bocca di Francisca, a salvarla miracolosamente dall'assedio e a garantirle la sopravvivenza.