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Anni '80-'90. La tua squadra è il cosiddetto immortale "Milan degli olandesi", di cui ti sei innamorato quando è arrivato "lui". Un giocatore che fa trattenere il respiro a tutto lo stadio, perché quando è protagonista dell'azione succede sempre qualcosa che ha dell'incredibile. È altissimo, agile, veloce, con un tiro incredibilmente potente. Si muove e gioca con una naturalezza che sembra istinto, ma ha una precisione chirurgica. Stoppa, dribbla, finta. Spesso precede l'azione con l'indimenticato saltino. È capace di una rovesciata che sembra irreale per quanto netta e definita. Ma qualsiasi cosa faccia, immancabilmente segna. Allo stadio il boato del pubblico è deflagrante e subito si crea un collage interminabile di braccia che si stringono, mani che si scuotono, visi sconosciuti che sorridono estasiati. E tu sei lì a goderti il doppio spettacolo: in campo e sugli spalti. Perché un gol è un gol, ma se lo segna il tuo campione preferito è gol ancora di più. Lui è Marco Van Basten. E tu sei lì per lui.