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Le vicissitudini sveviane con gli editori sono ben note e si manifestano appieno in questo letterato quasi sessantenne che ha pubblicato un romanzo quarant'anni prima, e nonostante lo scarso successo non demorde, aspetta ancora il bacio voluttuoso della gloria, con qualche osso rotto, ma una immutata stima di se stesso. Del resto - Federico Nietzsche insegna - il cosiddetto superomismo altro non è se non la consapevolezza della propria altera solitudine, in mezzo alla sordità degli uomini. La burla si dipana, quindi, lungo l'arco del racconto sul filo di una presunzione che diventa sogno per poi restituirsi al senso di superiorità (punita), all'urto della perfidia del mondo.