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Dal 1848, quando il giovane Pasquale Villari prese la via dell'esilio e scelse Firenze come città d'adozione, la sua influenza sull'ambiente politico e intellettuale della Toscana granducale e post granducale ebbe un crescendo, soprattutto sugli ambienti della Destra toscana e nell'ambito degli studi e delle ricerche sulla realtà sociale e politica di quelle che diverranno col plebiscito del 1860 le ex province borboniche. Egli divenne, per sua volontà e per l'influenza esercitata dalla sua statura intellettuale, il massimo interprete dell'assunzione della questione meridionale a grande questione nazionale. Questa nuova consapevolezza meridionalistica veniva fatta propria in primis da Ricasoli e Peruzzi e la legislazione dell'ottobre 1861 ne fu la conseguenza, come lo fu l'abolizione della Luogotenenza. Nel primo decennio unitario proseguì e fu approfondito il dibattito politico-parlamentare, ma furono anche coltivati indirizzi di ricerca sul tema, soprattutto in Toscana o muovendo dalla Toscana. Qui nacquero, infatti una serie di studi e di inchieste su tematiche meridionalistiche che ebbero un grande impatto anche sugli equilibri politici del paese.