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"Esiste una vita dopo la fuga. Ma la fuga continua a incidere, per tutta la vita." Quando era ancora un bambino, Ilija Trojanow è fuggito, insieme alla sua famiglia, dalla Bulgaria sovietica, esperienza che lo ha segnato nel più profondo dell'animo. In "Dopo la fuga", attraverso una riflessione sul proprio vissuto condotta con spirito poetico e lieve, talvolta drammatico ma in nessun caso pesante, Trojanow racconta la condizione di "profugo a vita" che da quel preciso momento si trova a vivere suo malgrado. La solitudine, l'estraniamento, il desiderio inappagabile di normalità, il rapporto difficile con le proprie radici, l'estenuante permanenza in una terra di nessuno psicologica prima che burocratica: il profugo si è lasciato alle spalle una patria, una lingua, un intero sistema di punti di riferimento e di famigliarità, ma sembra non poterne acquisire uno nuovo. Quelli che racconta sono i tormenti, le speranze, gli autoinganni, i sogni di chi ha fatto la scelta di voltare una pagina della propria vita, e si trova per questo suo gesto di libertà e di autoaffermazione improvvisamente sottoposto alla volontà, se non all'arbitrio, dei suoi simili. Trojanow attinge alla propria personale esperienza per raccontare un intero mondo di emozioni e pensieri come solo uno scrittore saprebbe fare, ma la sua è una storia che rimanda a milioni di altri destini senza parola. Completa il volume una selezione di quadri tratta da "The migration series", l'opera in 60 pannelli dipinta nel 1940-41 dall'artista americano Jacob Lawrence (1917-2000), a cui Trojanow si è ispirato per la scrittura del suo testo.