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Questa antologia sull'estetica musicale romantica è circoscritta all'area culturale germanica ma, com'è appena il caso di ricordare, è in quest'area che nasce e si sviluppa nella sua forma più ricca, originale e compiuta la moderna filosofia della musica, della quale saranno via via debitori i paesi europei. La scelta antologica, che presenta una vasta raccolta di riflessioni sulla musica - dovute non tanto alla penna di compositori, strumentisti e critici musicali, quanto a quella di letterati, poeti e filosofi attivi nell'area culturale germanica tra la fine del XVIII secolo e la fine del XIX - documenta l'abbandono dell'orizzonte artigianale in un'arte che, nel farsi appunto "esercizio metafisico", verrà configurandosi progressivamente come origine, centro, modello e fine di tutte le altre. In tal modo il pensiero romantico relega la specificità tecnica della pratica musicale nel limbo della quotidianità, innalzando d'altra parte le meraviglie suggestive del mondo sonoro alla dignità sovrannaturale dei misteriosi richiami che provengono da un paradiso perduto. L'itinerario proposto dall'autore che ne chiarisce e commenta il significato in un'ampia analisi introduttiva - conduce da Wackenroder e Tieck a Nietzsche, attraversando i sogni e le visioni di Hoffmann, Novalis e Heine, gli incanti lirici di Eichendorff e Morike, le articolate costruzioni teoretiche di Kant, Hegel, Schelling ed Herbart. Si rende così esplicita, nel susseguirsi di una serie di metamorfosi, la vicenda della cultura europea nel suo passaggio dalle precarie certezze illuministiche alla definitiva accettazione del nichilismo o dell'utopia: come si può leggerlo nello specchio circoscritto, ma esauriente, della musica.