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"I comandamenti sono stati concepiti in un'epoca in cui con "streetfood" si intendevano gli scarti di cibo che i poveracci raccattavano per strada; in cui la parola "porcheria" designava situazioni come quella di chi aveva rapporti sessuali con una donna e sua figlia, e non un hamburger con troppe salse; in cui la gente si limitava a comprare gli ingredienti, non ad "approvvigionarsi all'origine". Allora era tutto molto più semplice. In fin dei conti, la stragrande maggioranza delle decisioni relative al cibo, all'epoca di Mosè, riguardava l'alimentazione di base, cercare di non intossicarsi e non far arrabbiare un dio vendicativo. In questi primi anni del XXI secolo, invece, come e che cosa mangiamo è molto più importante di tutto ciò. Dimenticate pure il dio vendicativo, perché il problema è che cosa potrebbero pensare i vostri amici se cercaste di mangiare un hot dog con le posate. C'è anche da dirimere la complicata questione se le multinazionali globali del cibo stiano cercando di arricchirsi uccidendovi con una serie di alimenti infarciti di zuccheri. E poi c'è la cupa e alienante esperienza di quando vi sedete davanti al frigorifero prima di infilarci dentro la spesa settimanale, e vi chiedete se la quantità di cibo che non avete consumato la settimana precedente, e che ora andrà sprecata, non vi farà sentire una cattiva persona (sarò breve: mi dispiace, ma è così).