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"Giulia Piastrella cammina a piedi scalzi sopra lastre di ghiaccio vivo in un paesaggio lunare a temperature molto al di sotto dello zero, dove incede volutamente nuda, senza protezione alcuna, aliena agli altri, attraverso i fili spinati del reale e le lame lucenti dei suoi ricordi che falciano mai sazi l'oggi, e sono a tutti gli effetti trama, ordito e vasi sanguigni del presente. L'autrice non si cura di questo suo stato di dolore, senza soluzione di continuità, ma lo mostra, quasi in uno specchio concavo più a se stessa che agli altri, in un processo di irreversibile autodafé." Dalla prefazione di Alfredo Rapetti Mogol.