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Nel triennio 1925-1927 vennero emanati dal governo fascista una serie di provvedimenti grazie ai quali furono sciolti tutti i partiti e tutte le associazioni sindacali non fasciste, fu soppressa la libertà di stampa, di riunione e di parola, fu ripristinata la pena di morte e istituito il Tribunale speciale in grado di inviare, le persone sgradite al regime, al confino con un semplice provvedimento amministrativo. Molti intellettuali e politici preferirono espatriare e continuare la loro lotta contro il fascismo dalla Francia. Ma vi fu anche un fenomeno migratorio di operai e contadini che, avendo militato nel partito socialista e nei sindacati, subirono la persecuzione delle squadracce fasciste che non cessarono mai di utilizzare i loro metodi violenti e intimidatori. Molti preferirono migrare in Belgio e in Lussemburgo, accettando di lavorare nelle miniere di carbone e di ferro piuttosto che subire la violenza fascista e le restrizioni delle loro libertà. In tanti scoprirono che anche in quelle terre la libertà si conquista, perché c'è sempre qualcuno che vorrebbe limitarla per brama di soldi o di potere. In questo libro si racconta la storia di uno di questi migranti.