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In questa opera l'autore propone alcune liriche e poesie che riguardano la sfera individuale delle esperienze esistenziali che contrassegnano ognuno di noi. La famiglia e il rapporto genitori-figli, la ricerca della solitudine, la morte, l'incomunicabilità con il mondo esterno, l'impermanenza del soggetto, le vicissitudini del quotidiano e il loro modo di alienarci. L'obiettivo è quello di trasmettere più sensazioni ed emozioni possibili, utilizzando la suggestione della parola in evocazione di immagini e musicalità. Quello che Matteo Maragna vuole condividere è l'espressione intraducibile di bellezza che il ciclo naturale e i suoi elementi offrono agli occhi dell'uomo. Solo la poesia può codificarne l'essenza, mediante una discesa nell'atavico conflitto/amore dell'uomo verso i fenomeni naturali. Le sue attuali ricerche si basano sugli effetti che i linguaggi contemporanei più svariati apportano all'essenza originaria della poesia: «Il '900 ad esempio è stato il secolo della ricerca avanguardistica e in parte è ancora d'ispirazione. Sto tentando di rielaborare e disfarmi allo stesso tempo della "pesante" eredità del Secolo dell'Ansia, a evidenziare la quotidiana esposizione alle tipologie di linguaggio che possono condizionare in modo sia positivo che deleterio la nostra coscienza, la nostra estetica, il nostro concetto di poesia. Dal linguaggio violento, vacuo e oppressivo di tutti i social media, alla ricerca di un'immediatezza espressiva conseguente a certe distorsioni patologiche del parlato e dello scritto (come ad esempio in "Poesia afasia n.1", dove utilizzo un abbondante uso di crasi e altre figure retoriche per evidenziare la confusione tra letto e detto).» Questo e altro per presentare a chi legge la vera essenza della parola e la sua contaminazione attuale. Anche nella poesia.