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Questo libro, che raccoglie alcuni tra i testi più significativi di Mario Mazzeo (1945-2001), contribuisce a colmare una lacuna non solo editoriale ma culturale. La vita quotidiana di chi non vede costituisce infatti ancora un mistero. Verso la minorazione visiva persiste un pietismo emozionato che finisce per mettere in ombra l'identità della singola persona e, più in generale, una condizione variegata: l'esistenza dell'ipovedente è molto diversa da quella del cieco assoluto, i problemi del cieco nato non coincidono con le asperità della vita affrontate da chi ha perso la vista in età avanzata. Uno stile di scrittura lineare ma pungente aiuta a scoprire gli«orizzonti della cecità»: i piaceri e le difficoltà vissuti dal bambino non vedente nel rapporto con famiglia, scuola e città; gli stati d'ansia e le capacità educative di genitori spesso lasciati soli di fronte alla minorazione visiva; il disorientamento e le possibilità d'intervento di insegnanti ai quali spesso è affidato il destino sociale delle persone cieche, segnate a volte da disabilità aggiuntive. Grazie a una trentennale esperienza sul campo come psicologo e pedagogista, l'autore offre un ritratto della cecità rigoroso e ricco di sfumature. Il libro si conclude con una trentina di brevi storie che raccontano, in prima persona e in modo dissacrante, l'esperienza della minorazione visiva.