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In concorsi essenzialmente giuridici, alcuni concetti di economia del settore pubblico sono utili al coordinamento tra economia e diritto. L'economia spiega il consenso economico degli scambi bilaterali e il diritto spiega istituzioni basate sul consenso politico. L'osmosi tra questi due punti di osservazione è però molto forte nella società moderna. Dove le riflessioni economiche, quando non cadono nella formalizzazione "socio matematica", possono aiutare il diritto a liberarsi dall'appiattimento sulla legislazione, che lo rende sempre più incapace di pensare in proprio, contestualizzando i comportamenti delle istituzioni. Poteri pubblici ed iniziativa privata si sovrappongono sempre più spesso nell'"economia pubblica", che per molti versi è giuridica. Non perché studi "la legislazione", ma perché sistematizza l'interazione degli individui e delle aziende con istituzioni pubbliche "non di mercato". Quest'osmosi pervade ormai il sistema produttivo, la spesa pubblica, la moneta, le banche, i mercati finanziari, il debito, l'inflazione, il PIL e concetti che il testo esamina, evitando sovrapposizioni col diverso compendio di diritto tributario dello stesso autore. Pur evitando personalismi, il testo abbandona il faticoso e sterile nozionismo di molti "compendi", in modo che il lettore possa mettere a fuoco aspetti economico-sociali trascurati sia nella formazione in generale sia in quella del giurista.