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La stanza di Lorenzo Mattotti è uno spazio indefinito, spoglio, nel quale di tanto in tanto affiorano minimi dettagli essenziali: le sponde e la testiera di un letto, un cuscino, gli angoli all'incontro tra le pareti, un quadrato che potrebbe essere un quadro o una finestra, motivi squadrati che fanno pensare a un copriletto o a un pavimento piastrellato. La stanza potrebbe trovarsi in qualunque luogo, in qualunque tempo, e possiamo vederne solo un'angusta porzione sviluppata in orizzontale, quella immediatamente circostante i corpi di due amanti distesi. La stanza non è dunque tanto uno spazio fisico in cui i due amanti interagiscono quanto lo spazio astratto che segna il perimetro del loro amore, che lo definisce e lo protegge. È un rifugio che li separa dalla realtà, forse dalla loro stessa vita, sospendendoli in una dimensione in cui esistono solo l'uno per l'altra. Potrebbe trattarsi di due giovani ai primi approcci, due amanti clandestini oppure di una coppia di lunga data che ancora si ama o che si incontra per l'ultima volta: di loro non sappiamo nulla, e questo ci porta più facilmente a immedesimarci e a sognare. Schizzati con rapidi tocchi, l'uomo e la donna protagonisti di questo quaderno di disegni a matita sono figure quasi stilizzate, mentre una grande attenzione è riservata ai loro gesti. Pagina dopo pagina, tutto si sussegue con estrema lentezza: saturando l'atmosfera al tempo stesso di dolcezza e desiderio, Mattotti rinuncia a cogliere l'atto sessuale vero e proprio e preferisce indugiare sui momenti immediatamente precedenti e successivi, quelli in cui gli amanti, con gli abiti indosso o parzialmente svestiti, si guardano, si sfiorano appena, si scambiano parole e carezze, esplorano a poco a poco l'uno il corpo dell'altra. Si viene così a delineare una vera e propria grammatica dell'amore, vivacizzata dai continui cambi di prospettiva e dal variare del tratto che ora si fa netto e deciso, giocando con i chiaroscuri, ora si assottiglia fino a simulare effetti di luce. Un taccuino da sfogliare e risfogliare con lentezza, oppure velocemente per vedere le figure animarsi con effetto quasi cinematografico, con quella pagina vuota tra una tavola e l'altra che suona come un invito a lasciarsi ispirare, disegnando a propria volta, scrivendo un pensiero, lasciando un segno.