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Paul Celan ha incarnato, forse più di qualunque altro poeta del nostro tempo, la domanda di Adorno sulla possibilità della poesia dopo Auschwitz. Nel 1967, il poeta accettò di incontrare Martin Heidegger con la ferma intenzione di chiedergli spiegazioni sul suo atteggiamento verso i primi anni della politica nazista e, più ancora, sul suo silenzio rispetto agli orrori commessi dalla dittatura. Heidegger, come noto, non dirà una parola. Sullo sfondo di questo mancato "incontro" scandito dal silenzio del filosofo, Philippe Lacoue-Labarthe si interroga sul senso e sul destino della poesia oggi e ci consegna una delle riflessioni più intense su Paul Celan.