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Antistene, un modesto filosofo allievo di Gorgia e di Socrate, osò una volta sfidare Platone sul terreno dei difficili rapporti tra le idee e le cose. Egli condensò la sua riflessione in una apparente e ingenua obiezione: "O Platone, vedo il cavallo, ma non la cavallinità", alla quale Platone avrebbe contrapposto la sua metafisica sicurezza rispondendogli sprezzantemente: "Perché non hai l'occhio per vederla". Dell'episodio non resta che un semplice aneddoto, che ha però, come spesso accade, sintetizzato in poche battute una complessa controversia, la quale si è definitamente conclusa, assegnando il primato della conoscenza a Platone e al suo cavallo come pura idea, e lasciando svanire nell'ombra Antistene e il suo cavallo vero e reale. Questa loro disputa intorno agli oggetti è rimasta sull'orizzonte del pensiero filosofico, sia pure ricacciata ai margini di una problematica sempre più negletta. Richiamarla alla luce significa perciò riportare il pensiero filosofico alle sue origini, dando all'oggetto, alla sua corposità, alla sua immediata vitalità, il valore che da tempo gli è stato negato.