Tab Article
La dinamica della nascita della città, la sua stessa mitografia, ci dicono della fondazione di un luogo circoscritto dove gli uomini si radunano per proteggersi dai pericoli provenienti da ciò che sta fuori. Il volume propone un'indagine sull'evoluzione della città, da luogo di rifugio delle genti a città-mondo (Augè), introducendo però un vertice di osservazione psicoanalitico, grazie al quale è possibile individuare nei pericoli e nei "mostri" la proiezione di angosce primarie che riguardano l'essere abbandonati senza più la protezione di oggetti d'amore fondanti la nozione mentale del Sé. È però il concetto stesso di spazio, che ci ha dato la fisica classica e la filosofia kantiana, ad apparire fondato sull'angoscia: quest'ultima crea una specifica immagine mentale dello spazio. La fondazione della città, di un luogo, destinato ad attenuare le passioni, presuppone una separazione non pacifica dalla campagna (luogo di provenienza degli approvvigionamenti della polis). La lettura di questa separazione come di un attacco invidioso al seno, consente di cogliere in modo più articolato il tema dell'opposizione città-campagna, che ha costituito parte non secondaria della riflessione di Gramsci sulla storia d'Italia. La città medioevale, quella dell'industrialismo e quella del capitalismo finanziario sono molto diverse tra di loro e una riflessione psicoanalitica è in grado di comprendere vicende storico-urbanistiche apparentemente contraddittorie. La città infine della globalizzazione, dove gli esseri viventi appaiono come monadi superflue della big data society, pare aver prodotto un progressivo immergersi nel presimbolico, cioè in quel che osserviamo nelle patologie che vengono dall'impossibilità di sopportare la caesura e che Lacan individua nella figura complessa del sinthomo.