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A partire dai primi anni del XX secolo, anzitutto in area germanofona e poi in Italia e in altri contesti, all'interno delle concezioni che hanno insistito sull'autonomia come carattere distintivo dell'arte, si è fatto ricorso a più riprese alla metafora dell'insularità. Le particolarità di un'isola - l'essere separata dalle altre terre e "incorniciata" dal mare, l'avere contorni ben definiti, il distinguersi per particolari elementi autoctoni - sono state adattate all'opera d'arte per rivendicarne l'autosufficienza semantica e la conseguente esigenza di essere compresa e interpretata secondo principi a essa immanenti. Di qui l'impiego di vocaboli quali il tedesco Inselhaftigkeit e il suo corrispettivo italiano "insularità". Alla storia di questi termini in ambito estetico e storico-artistico, che coinvolge personalità come Simmel, Lukács, Dessoir, Ortega y Gasset, Schlosser, Croce, Betti, Pareyson e altri studiosi, sono dedicate le pagine di questo volumetto.