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Il volume ricostruisce quanto accaduto ad alcuni migranti già incontrati dall'autore a Lampedusa, persone segnate dalle esperienze di fuga dai loro paesi africani di origine eppure piene di speranza per una vita libera in Europa. Molte di queste persone non sono mai più uscite dall'Italia. L'etnologo le ha incontrate di nuovo nelle piantagioni di arance in Calabria, dove restano spesso bloccate per anni come addetti al raccolto, in condizioni di estrema precarizzazione. Mentre attendono nel Sud Italia la conclusione delle loro procedure d'asilo, esse vagano per le strade senza documenti o diritti. Le piantagioni vicine sono quasi sempre l'unica possibilità di trovare un lavoro che garantisca loro la sopravvivenza. Disprezzati dalla popolazione, ospitati in baraccopoli e lontani da qualsiasi cura medica, raccolgono arance per dodici ore al giorno. Per un massimo di 250 euro al mese, sempre che abbiano la "fortuna" di essere prelevati al mattino dai caporali. L'autore si è recato più volte a Rosarno, in Calabria, per documentare da vicino le condizioni di lavoro e di vita dei raccoglitori migranti e raccoglierne le testimonianze. Ne emerge un quadro scioccante: un vero e proprio caso di schiavitù nel bel mezzo dell'Europa.