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La trasgressione delle norme sociali costituisce una pratica trasversale alla storia dell'umano: danze sfrenate, sostanze inebrianti, dispositivi di rovesciamento dell'ordine quotidiano, come feste e rituali, hanno sempre svolto un ruolo attivo nell'edificazione delle condotte e degli immaginari di una società. Aspetti generalmente confinati dentro narrazioni etnografiche musealizzanti continuano invece a essere posti al centro di politiche normative specifiche, volte a ristabilire puntualmente la frontiera tra ciò che può essere legalmente tollerato e ciò che deve essere culturalmente ostacolato. All'interno di tale quadro, disegnato sulle tracce di un capitalismo costantemente rinnovato, i rave party si configurano come forme di resistenza ai processi di messa a profitto della vita; luoghi in cui il corpo, la musica e la danza vengono sottratti all'offensiva economica democraticamente estesa dappertutto; luoghi prediletti per l'esplorazione dell'indeterminato che circonda l'individuazione.