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Nel dibattito pubblico la parola carcere rimanda all'assioma pena uguale carcere. Ma poco si conosce della concreta vita dei detenuti. Ancora meno delle detenute, un doppio silenzio che corrisponde a una doppia pena: il carcere per le donne è più duro, implica peggiori condizioni anche di trattamento; secondo gli stereotipi, la donna criminale tradisce femminilità e vocazione materna; in assenza delle donne rischiano di disfarsi le reti familiari. I testi che compongono questo libro sono l'opera di autrici che in forma e titolo diverso hanno sperimentato, nei fatti, il carcere e le sue problematiche: testimoni attive che hanno raccolto sul campo materiale per le proprie riflessioni. Il filo rosso dei loro interventi è la parola responsabilità, è lo sguardo rivolto alla soggettività delle donne, alla loro forza e resilienza, alle strategie di tenuta, alla riaffermazione dei propri diritti. La società che offre opportunità a chi ha condannato si dà un'opportunità di diventare migliore.