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Al centro dell'interesse teorico che ha ispirato questa ristampa è il Lomonaco philosophe negli anni dell'esilio pavese (1805-1810), la sua riflessione sui programmi dell'illuminismo meridionale ed europeo, sui rapporti tra natura e scienze dell'uomo, sapere storico e ragione, "perfettibilità" e civiltà; nuovi scenari, quest'ultimi, utili a leggere le complicate trame della "ragione" dell'istoria, le stesse su cui si erano misurati Filangieri e Pagano, Cuoco e Salfi. In questa prospettiva la cultura italiana di primo Ottocento, testimoniando le adesioni e le distanze da Vico, ha guardato al sensismo e all'idéologie per costruire una moderna science de l'homme in una dimensione antropologica positiva, capace di sostituire alle questioni della metafisica classica le indagini sulle azioni e il destino degli uomini.