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Sin dalla fine del XIX secolo, il termine spazio ricorre costantemente nella letteratura architettonica: tuttavia, a fronte di questa centralità, la riflessione teorica in merito appare oggi inadeguata, minata da una vaghezza che la rende inapplicabile come strumento per la pratica del progetto. Nelle scienze umane, negli ultimi venti anni si è assistito a uno spatial turn che ha investito trasversalmente la geografia umana, l'antropologia e la filosofia, con ramificazioni nelle scienze cognitive. Le ricadute di questa evoluzione culturale sull'architettura sono state occasionali e asistematiche: questo volume si pone dunque l'obiettivo di declinare tali saperi verso il progetto architettonico, tramite la descrizione di un modello di spazio che tenga conto della complessità e ricchezza dell'esperienza che il soggetto fa dell'ambiente. Al centro dell'indagine viene posta la relazione dinamica tra percezione, movimento ed emozione, basata sulla corporeità del soggetto e sulla sua risposta preriflessiva.