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L'informe, figlio incerto della volontà di metter fine al rapporto tra Kunst und Rasse (1928), è furiosa dinamo che sconvolge e scompagina - sin dentro la sua esasperata dialetticità - tutto quel che assieme a esso alberga nella rivista "Documents" (1929-30). Grave errore sarebbe, dunque, considerarlo nei limiti del vocabolo o dell'immagine: esso è quasi l'estremo di un fuor-di-segno, indecifrabile e capace di mimare la propria presenza sul "foglio del mondo"; romito nella propria invisibile solitudine, lì dove "ciò che è inganna il suo affermarsi". L'intento di questo lavoro d'analisi è di far risorgere quella criticità che l'ha generato rivolgendola contra Magistros Fetiales: criticità che non s'appresta al gioco della pacata inquietudine del ricercatore, bensì al manifesto gusto d'un verso ravacholiano; criticità necessaria affinché si surscriva quell'ipotesi figural-estetica alla quale l'informe era stato relegato e lo si restituisca alla casa del nulla, lì dove è d'ufficio e dove potrà esser funzione di destituenza.