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Il dibattito sui temi dell'abitudine e della follia ha attraversato l'intero arco del pensiero filosofico e psicologico. Nonostante la loro apparente marginalità o appartenenza ad ambiti di discussione specifici e specialistici, abitudine e follia rappresentano a ben vedere due categorie dalle svariate implicazioni teoriche. Ponendosi, infatti, all'incontro di più prospettive d'indagine, esse hanno avuto la capacità di favorire l'interazione tra sapere medico, psichiatrico e psicologico, ma soprattutto di sollecitare lo sguardo filosofico e condurlo a una revisione dei propri presupposti. La natura stessa di questi fenomeni, d'altronde, richiede la collaborazione di competenze tra loro eterogenee, giacché entrambi si situano in una zona di confine e incontro, dove il fisico si unisce allo psichico e il pensiero entra in relazione con l'organico. Passando attraverso vari autori e dottrine - soprattutto appartenenti alla riflessione francese ottocentesca -, questo testo intende presentare differenti letture sui concetti di abitudine e follia, mostrandone il ruolo nello sviluppo del pensiero filosofico e psicologico.