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"Pensiero ed esperienza vissuta corporea" è una raccolta di saggi composti negli anni che immediatamente precedono e seguono la pubblicazione di "Uno studio sul bene" (1911). Questo secondo volume delle "Opere" permette di gettare uno sguardo sull'intenso lavoro di appropriazione e traduzione del pensiero occidentale che aveva reso possibile il primo e fortunato testo di Nishida, ma che solo a tratti in esso traspariva. Bergson, i filosofi neokantiani, la fenomenologia, ma anche Lotze e Poincaré, appaiono in questo libro come gli autori guida, con i quali confrontarsi per cercare un orientamento e superare le critiche che erano state mosse a "Uno studio sul bene" dal giovane studioso Satomi Takahashi in un celebre saggio che qui compare in appendice. Abbandonato il concetto di esperienza pura, in "Pensiero ed esperienza vissuta corporea" Nishida compie, grazie a Royce e Dedekind, il primo passo verso la definizione del concetto di autoconsapevolezza, che sarà al centro del suo pensiero nel decennio successivo.