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Nel corso del fatidico 1860, prima ancora del compimento dell'impresa garibaldina, il governo piemontese e in particolare il ministro Terenzio Mamiani si preoccuparono di rinnovare profondamente l'università di Bologna. Tra i molti giovanissimi professori nominati nel giugno del '60 vi erano Luigi Cremona, matematico, Giosuè Carducci, poeta, e Francesco Magni, medico. Personaggi assai diversi i tre, ma legati da innumerevoli fili. La loro corrispondenza è stata particolarmente intensa fino ai primi anni '70, vale a dire fino a quando condividono la piena adesione alla massoneria e lo sdegno per gli avvenimenti del '66-'67 per la morte dei fratelli Cairoli ("La nostra patria è vile" scrive Carducci, "Per non aver le vertigini, non bisogna pensarci" scrive Cremona). A dividerli saranno poi le valutazioni sulle vicende "dei professori bolognesi" che porteranno alla sospensione dallo stipendio per Carducci. Infine, si ritroveranno, tutti e tre assai famosi nel loro campo, tutti e tre senatori, rettore Magni, poeta ufficiale dell'Italia umbertina Carducci, ministro Cremona. In questo volume sono pubblicate 104 lettere, delle quali 102 sono inedite: le 61 da Magni a Cremona e le 7 da Carducci a Cremona provengono dal Legato Itala Cremona Cozzolino conservato presso l'Istituto Mazziniano di Genova e disponibili sul sito www.luigi-cremona.it; mentre le 36 di Cremona a Carducci vengono - per gentile concessione - dall'Archivio di Casa Carducci. Vi si trovano informazioni sulla vita della loggia felsinea e sul suo successivo scioglimento, accanto a commenti sulla situazione politica e in particolare relativi alla già citata vicenda dei problemi derivanti dall'impegno politico democratico di Carducci. Nell'inquadrare la corrispondenza nel quadro politico e sociale coevo, particolare attenzione è stata dedicata a Francesco Magni anche con la riproposizione di alcune commemorazioni poco note apparse subito dopo la sua morte. Per quanto riguarda la biografia di Cremona, queste lettere contribuiscono, a fianco di quelle di spiccato carattere matematico, a delineare un ritratto a tutto tondo di uno dei protagonisti non solo della storia della matematica italiana, ma anche della storia culturale e politica della seconda metà del XIX secolo.