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"Un'insostenibile voglia di vivere" è la prosecuzione di "In fondo al giardino". Il protagonista è lo stesso, gli anni sono diversi: vanno dalla formazione scolastica, ai primi amori, ai soggiorni in città e ambienti diversi. Accanto alle memorie non mancano riflessioni: su quella malattia che per non pochi è la vita, sul modo di fronteggiarla scrivendone, e sul rinascere da questo di una difficile voglia di vivere. Il discorso si articola su più tempi: i tempi davvero lontani in cui le cose sono accadute, i giorni loro vicini delle prime notazioni, i tempi lunghi di riletture casuali disperse negli anni e dei primi progetti di narrazione; infine i tempi della terza età in cui, tra Milano e Bonassola, riprendo tutto in mano e cerco di dare una fisionomia alla storia, in vista di eventuali letture altrui. Ricordi prendono improvvisi alla gola. Parole salgono spontanee e subito si ritraggono - ansia di fermarle. Ricordare: il passato non è nostalgia né rammarico, ma fonte di vita. Che l'oblio spegne. La mia via di scampo è questa voglia di parole, la felicità di parole trovate.