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Nel cinema Milano c'è tutta: la Milano delle fabbriche, quella delle periferie imprecise, quella dei grandi uffici e dei lavori in corso, quella della Stazione Centrale e dei Navigli, c'è la Milano innevata, brumosa e sporca, la Milano delle fontanelle (le vedove verdi di ghisa col becco a gargolla) e dei giardinetti spelacchiati (un non-luogo molto meneghino), la Milano del traffico stupido e impazzito, dei negozi scintillanti ("com'è bella la città, com'è grande la città..." cantava Gaber), la Milano degli immortali tram cigolanti, la Milano fatta a macchia e a bersaglio, Milano vicina all'Europa ("che banche, che cambi..." e così Dalla), dove buongiorno non vuol dire buongiorno, Milano vecchia e bassa, a ringhiera, Milano ora sempre più verticale, unica Gotham City d'Italia, sempre un po' diversa, perennemente concentrica, ma spesso confusa e slabbrata. Milano con la nebbia, quella che si tagliava con il coltello e che adesso non c'è più o, meglio, comincia dopo il grande cerchio delle tangenziali. Che nostalgia la nebbia di una volta, quella che ti avvolgeva usciti dal cinema, la sera, perché tu conservassi i ricordi del film e li portassi a casa, senza distrarti guardando le stupide luci della città. La nebbia non c'è più. Da "Gli uomini che mascalzoni" del 1932 ai giorni nostri, tra ricordi e approfondimenti, i film di Milano.